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La seconda è di un vero medico, il
tedesco Gottfried Benn che in tutta la
sua vita esercitò la professione come
Medico militare (1886-1956), spe-
cialista di malattie cutanee veneree,
e contemporaneamente quella di po-
eta, fu uno dei fondatori dell’Espres-
sionismo tedesco che annovera pit-
tori, come E. Schiele, G. Groetz., V.
Kandinskij, Otto Dix, scrittori come
Bertold Brecht, il Dottor Alexander
Dòblin o musicisti come A. Schoen-
berg, A. Webern e A. Berg.
Nei vari temi trattati
Benn ed ini-
spece nelle nove poesie di
Morgue,
da cui abbiamo ripreso l’Operazio-
ne di appendicectomia il cui il testo
vero è
“Blinddarm* - Appendice”,
pone al centro la questione della rot-
tura dell’Espressionismo con il pas-
sato enfatizzando realisticamente
la caducità della vita, evidenziata
bene negli ultimi versi.
*Nella medicina tedesca
Blinddarm
è la no-
stra appendice, cioè quella parte dil tenue
”ceco”.
Lettere
La poesia e la medicina,
a
cura di Pier Roberto Dal Monte
Due poesie “chirurgiche”
Riportiamo di seguito due poesie
che pur trattando di Materia Medi-
ca ambedue fanno riferimento a due
avvenimenti chirurgici con un fina-
le che in realtà ci riporta al senso
della vita che noi medici, come si
dimostra ogni giorno, con la nostra
professionalità, in un certo senso
organicamente proteggiamo o do-
vremmo proteggere in tutto il suo
decorso.
La prima è della Poetessa Ame-
ricana Emily Dickinson forse la
maggiore in lingua inglese di cui
recentemente si sono celebrati i fa-
sti e nefasti nel Film
“A Quiet Pas-
sion”
di T. Davies, un non medico
tuttavia, la quale, in quattro versi,
sorvolando sul male fisico, sulle ma-
lattie da cui ci può salvare con un
“tranquillo e puntuale” intervento
chirurgico, accusa il vero colpevole
di tutto questo: la “vita”in sé.
Surgeons must be careful
When They take the knife!
Underneath theirs fine incision
Stirs the real Culprit - The life.
Chirurghi siate molto gentili
quando prendete il bisturi!
Sotto immediatamente
la sottile incisione
si agita il vero colpevole: la vita.
Emily Dickinson 1830-1886
Appendice (Blinddarm)
[
da
Morgue]
Tutto è bianco e pronto per il taglio.
I bisturi fumano. Il ventre è
spennellato.
Qualcosa, tra i bianchi panni, che
mugola. “Signor Commendatore ci
siamo” Il primo squarcio. Come si
trinciasse pane.
“Pinze!” Schizza del rosso.
Più a fondo. I muscoli: acquosi,
luccicanti, freschi. C’è un mazzo
di rose sul tavolo? E’ il marcio che
sprizza qui? Scalfito forse l’intestino?
“Dottore, se lei sta nella luce
non c’è diavolo che possa vedere
il peritoneo. Narcosi, non posso
operare, quest’uomo va a passeggio
con la sua pancia”. Silenzio, tetro
madido.
Nel vuoto lo stridore d’una
forbice caduta sul pavimento.
E la suora con angelico cuore
porge tamponi sterili.
“Non posso trovar nulla in questa
schifezza!” “Il sangue si fa nero. Via
la mascherina!”
“Ma – Dio del cielo – mio caro,
basta che tenga più fermi i
divaricatori!”
Pieno d’ aderenze. Agguantata,
finalmente!
“Cauterio, sorella!” Sfrigola.
Ancora una volta hai avuto fortuna,
figliolo.
Ci mancava poco alla perforazione.
“Vede quella macchiolina verde?
Tre ore soltanto e il ventre zeppo di
merda”
Chiudere pancia, chiudere pelle.
“Cerotti qua!
Buongiorno a lor signori”.
La sala si vuota.
Furibonda sbatte e digrigna le
ganasce
la morte e sguscia via verso il
padiglione cancro.