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Gli animali e la pandemia

I piccioni dei Giardini Margherita
Pier Roberto Dal Monte

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Sono pessimista riguardo la razza umana, perché essa ha troppo più ingegno di quanto ne occorra per il suo benessere. Noi ci accostiamo alla natura solo per sottometterla. Se ci adattassimo a questo pianeta e lo apprezzassimo, invece di considerarlo in modo scettico e dittatoriale, avremmo migliori possibilità di sopravvivenza”. E.B.White. Giornalista e scrittore. Vernon - New York. 1899-1985. Aphorisme.

In questo periodo di tragica epidemia,  in cui tutti gli umani  soffrono non solo per eventualità di essere stati infettati con varia prognosi e con l’incombente possibilità di un evento fatale - l’ovvia e maggiore minaccia e timore senza dimenticare i vari danni permanenti, per la sua alta infettività ha comportato diverse metodologie di prevenzione: tra queste la più sentita e sofferta da tutti è il lockdown, con le  sue varie ed alterne imposizioni, a seconda dell’indice d’infettività della malattia e la mortalità regionale o provinciale. 

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A ciò hanno fatto seguito evidenti modificazioni della vita in tutte le parti del mondo che tutta l’umanità ha sopportato e sopporta, avendo dovuto cambiare le proprie abitudini, i propri rapporti sociali, la consuetudine lavorativa con le sue conseguenze economiche, un palpabile decadimento di tutto il proprio benessere che sino ad ora in gran parte avevamo quasi diffusamente raggiunto (…forse esageratamente).  In sintesi, una vera inaspettata catastrofe abbattutasi sulla vita umana sulla terra, di cui ormai sappiamo tutto o quasi; una nuova tragedia che necessità una difficile sfida per risollevarsi e salvare l’umanità, ma da cui non sappiamo bene come uscirne. Gli umani soffrono, ma la natura nel suo complesso come sta vivendo il fenomeno? Da molti segni si capisce che probabilmente non peggio che nel recentissimo passato e, forse in alcuni campi e regioni più civilizzate, con la pandemia si è fermata la nostra aggressione conscia ed inconscia su di essa ed il conseguente suo decadimento entropico*, attraverso soprattutto i cambiamenti climatici e comportamenti predatori.

E a ben vedere tuttavia si avverte che tutta la natura sta modificando lentamente, a seguito del minore impatto dell’umanizzazione inconsulta, l’abuso di energie non rinnovabili, e di conseguenza avvertiamo come, non solo l’uomo, ma soprattutto gli animali, per la loro maggiore genetica istintività, più sensibile ai cambiamenti della natura e più velocemente adattabile, diversamente vivono nella pandemia.

Per alcune specie animali, purtroppo, non va affatto bene e non tanto per trasmissioni diffuse di virus anche tra loro e di conseguenti pandemie animali, ma principalmente va male per quelle specie accusate di essere gli “untori”, esportatrici di virus ed avere indirettamente con il contributo sconsiderato, non razionale e spesso “selvaggio” comportamento umano, avere innescato l’infezione, la più seria  zoonosi mai comparsa sulla Terra; ne è ormai un esempio classico l’infamante accusa di essere i veri untori e diffusori della malattia che si continua a sostenere per pipistrelli cinesi e di tutto il Subcontinente Asiatico Orientale, in particolare il pipistrello Horseshoe della famiglia dei rinolofidi (Rhinolophus affinis e pelosus) il solo portatore del SARS-CoV-2,  il quale, per insipienza e inconsulte paure  incomincia per questo ad essere, spesso teatralmente massacrato [ vedi NRDC (Natural Resources Defense Council)]Come non va affatto bene al misterioso pangolino. essendo considerato un incubatore e trasformatore di coronavirus sì da  renderlo umanizzabile, così come è altrettanto va male anche per il visone, il quale oltre ad esser naturalmente suscettibile nei riguardi dell'infezione virale, si è ugualmente rivelato in grado di ritrasmetterlo all'uomo per il cosiddetto e comune fenomeno di "viral spillback": per cui nella sola Danimarca, è stato disposto l'abbattimento dell'intera popolazione presente negli allevamenti, assommante a circa 17 milioni di capi. A queste specie si sono aggiunti recentemente il tasso-furetto (Melogale moschata), una delle varie specie selvatiche ed edibili, diffusa in Cina ed in Birmania, per giungere infine ad accusare da parte dell’OMS anche il mite coniglio. In quanto a tutte le altre specie, soprattutto quelle che vivono maggiormente a contatto con gli umani in tutto il mondo, alcune mostrano avere da una parte problemi soprattutto alimentari, altre vivono meglio il loro ciclo vitale nel vuoto che ha creato l’uomo stesso intorno a sé durante il lockdown.

Infatti ed appunto per i primi motivi sia i   piccioni che i gabbiani stanno avendo i loro problemi in questi tempi di COVID-19, poiché è migliorata quasi ovunque la raccolta dei rifiuti  e sono scomparsi tutti i vari cibi o i loro avanzi con poche possibilità di usi alimentari esterni ed in particolare  la mancanza di consumatori che  sbriciolano, mangiando ai tavoli o lungo i marciapiedi, e pure son venuti meno  i teneri animalisti   che sempre si impegnano o si impegnavano a nutrirli: c’è veramente poco cibo per tali mai troppo amati volatili. Per questo i gabbiani stanno diventando più aggressivi, come lo dimostrano particolarmente lungo le coste in Italia ed in tutto il Continente sino e soprattutto all’Irlanda e alla Scozia; infatti, sempre abituati all’abbondanza di rifiuti di cibo si sono dimostrati finora relativamente pacifici, mentre si incominciano a descrivere episodi di aggressione a piccoli animali, come ratti e conigli, ed anche ai comuni cittadini recanti derrate alimentari. Altrettanto dicasi per i colombi che, certo meno aggressivi, sono diminuiti sensibilmente.

Ma molte altre specie, più o meno pacificamente, tendono a riempire i vuoti lasciati dall’uomo: la natura sembra si stia riprendendo una parte della nostra città, dimostrato dalle numerose immagini di diversi tipi di animali che si avventurano nelle strade cittadine abbandonate a causa del virus. Ormai i vari ‘social’ sono invasi da osservazioni, in parte aneddotiche, di cervi che hanno conquistato le vie deserte di East London, di coyote che vagano per le strade di San Francisco e da noi, ad esempio, il ritorno dei pesci a Venezia, ma non solo poiché tutte o quasi le specie selvatiche si inoltrano nelle strade e tra le case, più verosimilmente in cerca di cibo che per il solo vuoto umano.

Decisamente meglio, infine, se la stanno passando i piccoli volatili, i vari Passeridiformi, sia per l’alimentazione che per un curioso fenomeno che serve al mantenimento delle diverse specie, essendo cambiato in parte l’ambiente circostante: le azioni intraprese per controllare la pandemia hanno ridotto notevolmente il traffico automobilistico, alleviando potenzialmente le sollecitazioni rumorosamente confondenti sugli animali che dipendono dal suono per la loro sopravvivenza e riproduzione. Questo cambiamento del  paesaggio sonoro (l'inglese soundscape) diminuendo i violenti rumori di fondo, caratteristica questa delle aree urbane, ha fatto sì che gli uccelli abbiano risposto producendo suoni più rilassati, ad intensità inferiori con prestazioni più elevate, con efficace diminuzione della distanza di comunicazione, indicando una resistenza intrinseca o resilienza alle pressioni antropogeniche di lunga data, come è l'inquinamento acustico. 

Non parlerò dei cani, gli animali più umanizzati di tutti, soprattutto i “cittadini”, i quali sono, a causa dei brevi permessi di uscita concessi, in parte vittime e “consolatori” nel lockdowm: vittime per la mancanza di stimoli, di contatti esterni tra cani e di movimento, ma anche consolatori, atti ad alleviare le sofferenze fisiche e psicologiche dei propri padroni.

Una nota a parte va fatta tuttavia riguardo alcune situazioni che si stanno creando in continenti, come l’Africa subsahariana, in cui ha ripreso una caccia predatoria o bracconaggio di sussistenza avverso la selvaggina (antilopi, lepri, zebre…), indotta dalla necessità di trovare fonti di cibo proteiche: forma questa che, sebbene più comprensibile perché indotta dalla necessità di sopravvivenza, è comunque distruttiva per fauna soprattutto africana.                              

 In primo luogo perché le trappole artigianali che spesso vengono utilizzate – generalmente cappi in filo metallico – non sono selettive e vi cadono vittime molti animali che non rappresentano l’obbiettivo del cacciatore, in quanto non commestibili o troppo grandi per le possibilità del bracconiere, come per esempio licaoni, leopardi, leoni, bufali e talvolta anche elefanti. Questi animali possono perdervi un arto o la stessa vita e, se riescono a fuggire, feriti o menomati divengono un grave pericolo per la comunità. Il turismo stesso che era, paradossalmente, un’importante arma di tutela, poiché i turisti che rappresentavano una presenza passiva di forte disturbo per i bracconieri ed una preziosa fonte di informazioni, è ora vanificato: ed è venuta meno anche una  fonte di entrate certe con la possibilità  di mantenere i servizi protettori. Tutta la natura è immersa nell’ orrenda pandemia tra qualche bene ed un grande male. 

Ma adesso vi racconto come ho constatato l’effetto del lockdown proprio sui colombi ovvero “I piccioni dei Giardini Margherita”.

Normalmente in città mi muovo in bicicletta anche per spostarmi nelle sedi delle mie attività professionali, che si svolgono da alcuni anni a circa 9 km da casa mia; devo pertanto attraversare ogni giorno lavorativo un bel pezzo di città, fortunatamente per un buon tratto percorro una ciclabile che, abbandonandola, mi permette anche di passare attraverso i Giardini Margherita, gli importanti e vivibili Giardini Comunali di Bologna, la mia Città di residenza, a ciò mi spinge il piacevole variare del percorso, ma anche il desiderio   cambiare aria. Questo perché la ciclabile “Tangenziale dei Viali di Bologna”, una delle migliori e completa d’Italia, si trova tra le due corsie dei Viali che circondano il perimetro della Città storica, percorse da migliaia di auto e motorette, pertanto è oggetto di un ineludibile inquinamento non solo estetico ed acustico, ma soprattutto per le polveri sottili e di vari altri gas delle auto in cui si trova immersa, malgrado l’esuberante doppia filiera di alberi che la circonda.

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Giardini Margherita a Bologna prima della pandemia

Le entrate ai Giardini sono  un poco decentrate e protette ovviamente con grossi cancelli sempre chiusi, essendo permesso entrare soltanto da cancelletti pedonali e pedalabili, cosicché  ogni mattina in ore in cui il sole è già spuntato, ma non ancora alto da risplendere  tra i rami di quella folta vegetazione della zona, mi capita, rallentando, di osservare numerosi colombi che si radunano mano a mano quasi fossero un punto d’incontro e d’ attesa, mentre qualcuno si agita nella strada interna o sui prati circostanti, ma non impediscono o ostacolano il mio libero percorso stradale. Ritardando però di qualche mezzora il passaggio, ecco la vera realtà poco piacevole e la causa dell’attesa: mi trovo a percorrere un tratto di strada dove mi è quasi impedito il passaggio in bici da un vero e folto tappeto di colombi che beccano forsennati ed aggressivi l’un verso l’altro, accanendosi su chiazze biancastre nell’asfalto formate da sparsi e recenti tappeti di granaglie. Mi devo in parte salvaguardare per non respirare la polvere sollevata dal tumultuoso sbattere di ali, costituita da varie sostanze organiche e forse insetti e contemporaneamente evitare qualche loro innocuo investimento da parte mia.

Mi chiedo chi così clamorosamente, non notando gli autori del delitto, si permette di trasgredire le legge cittadine che impediscono ormai in tutta Italia la diffusione di questi volatili con vari provvedimenti e non ultimo il limite all’alimentazione che non sia quella ufficiale contenente contracettivi; piccioni che oltre a sporcare ovunque, sono portatori di numerose malattie, trasmesse in via diretta e indiretta. Ben sessanta le malattie denunciate dagli Igienisti: tra quelle di natura batterica, virale e parassitaria con le più gravi sono l’ornitosi e l’istoplasmosi, oltre che la malattia di Lyme a causa delle zecche che trasportano e possono essere trasmesse anche dai piccioni.

Poiché la cosa si ripeteva quotidianamente  e trovandola decisamente fastidiosa ed in contrasto contemporaneamente  con la mia coscienza professionale, con  quella di rispettoso cittadino ed a salvaguardia quindi della mia ed altrui salute,   dopo un po' mi organizzo per  scoprire  chi ne fosse l’autore e cercare di far cessare questo  improprio allevamento:  e pertanto di prima mattina faccio la mia solita percorso,  ma  mi fermo un po’ discostato a  vedere il completo comportamento  dei piccioni tutti in febbrile attesa e non ancora sulla strada. Quando vedo avvicinarsi una signora, non giovanissima, ma disinvolta e veloce, aggiornata con i suoi agevoli pantaloni, la quale aperto il sacchetto di varie granaglie che nascondeva sotto la giacca, lo svuota gettandolo il contenuto lungo la strada nella zona dell’entrata, che come si è detto un po' isolata e con scarsi pedoni, alcuni quasi divertiti altri seccati, e vuote panchine, a cui consegue il precipitarsi dei colombi sull’asfalto. Tanto per mettere in atto la mia azione di interdizione,  cerco di avvicinarla, ma sia  perché impedito dal tappeto di piccioni, sia  per la sua rapidità colpevole , vedo che si  allontana verso una bella bicicletta poco lontana dal cui manubrio pende una grossa borsa;  inforcata la bici si sposta nella parte molto più in alto dei giardini e ripete la stessa operazione e così di seguito in zone un po' meno frequentate, evidentemente vuole svuotare la borsa in cui già sono predisposti i numerosi sacchetti  di granaglie per nutrire tutti i colombi che afferiscono ai giardini in varie aree. 

Ne sono quasi indignato e aspetto l’occasione per dirle qualcosa, ma mi allontano, cercando nel percorso, per denunciare la cosa, i vigili che non trovo, e alla fine proseguendo lascio correre. Un giorno, peraltro, trovandola con le mani nel sacco o meglio nella borsa, mi sono permesso di dirle qualcosa rimproverandola, ma per tutta risposta   mi sono sentito accusare di essere un antianimalista ed altre simili vituperazioni… e poi, “a Lei non importava nulla né dei dottori né della legge, tutte invenzioni, e che amava i piccioni poveretti che nessuno li nutriva, ma se lo facevano era per avvelenarli”.

Questi i precedenti e ora vi dico cosa è successo durante il lockdown: naturalmente i Giardini Margherita sono stati del tutto chiusi e deserti, passando però nei pressi quasi ogni giorno con i miei regolari permessi, vedo ancora per qualche giorno alcuni piccioni in attesa, qua e là, ma infine in circa una settimana mi avvedo che sono scomparsi del tutto, m’affacciò dal cancello chiuso e osservo che, a tutte le ore la strada totalmente libera. Su i prati intorno al laghetto le solite anatre, qualche cornacchia grigia in chiara ricerca questa volta di vermi, non un piccione tra le strade, ma qualcuno sconsolatamente s’aggira nel confinante bar chiuso, a ricordo del cibo che trovava facilmente tra i tavoli.

Anche la sensibile signora, non potendo entrare non avrebbe potuto neppure alimentare gli animali malgrado il suo buon cuore, era anch’essa scomparsa. 

Ma ora che non solo i Giardini, ma quasi tutte strade e piazze della Città ed in particolare in Piazza Maggiore, dove erano il divertimento ben nutrito dei bambini fornitori di granaglie, si sono svuotate anche dei i piccioni, esse appaiono desolate. Gli stessi loro nidi nei vuoti ricettacoli delle antiche mura e case non mostrano più i gutturali piccioni pigolanti e ho la netta sensazione che vi sia stata una migrazione in massa, o una notevole moria, come è stato dimostrato chiaramente anche in piazza del Duomo a Milano e nella città in generale.

Così, se è vero che i piccioni trasmettono le sessanta malattie, il coronavirus, la pandemia e le sue difese preventive ci hanno per un po' evitato almeno tutte quelle di cui loro sono i diffusori, e succederà per un po' che, come per il sensibile callo dell’infezione influenzale, stabilmente sotto la soglia di 1,4 casi per mille assistiti e quindi vi sarà minore ospedalizzazione o impatto sul nostro Sistema Sanitario, se non che per il Covid. 

Purtroppo, facendo riferimento a Rachel Carson al suo bel libro la “Primavera silenziosa” siamo tutti caduti dal vario e turbolento rumore che ci avvolgeva, provocato da noi stessi e solo parzialmente dagli animali, in un triste silenzio e negli effetti della globalizzante pandemia.

La storia della vita sulla terra è stata una storia di interazione tra esseri viventi e la natura circostante.L’ambiente esterno ha avuto una grande importanza nel plasmare la morfologia ed il comportamento del regnovegetale e la vita animale. Da quando la Terra esiste, nei secoli e millenni passati, gli esseri viventi hanno modificato in una maniera trascurabile l’ambiente e solo durante il periodo che decorre dall’inizio del secolo scorso e a tutt’oggi soltanto una specie - quella umana - ha acquisto un potere talmente forte da alterare la natura del proprio mondo”. E con le conseguenze, a causa del nostro epocale antropocene, che viviamo ogni giorno “sulla nostra pelle”.

 

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Giardini Margherita nell'aprile 2020

*Entropia è un termine creato da Georgescu-Roegen il quale, applicando il secondo principio della termodinamica all'economia e in particolare all'economia della produzione di merci materiali, ha dimostrato che per produrre merci e cose materiali si diminuisce la disponibilità di energia nel futuro. Si ha una progressiva decrescita, ovvero diminuisce tendenzialmente la sua possibilità di essere usata in future attività economiche: una volta disperse nell'ambiente le materie prime concentrate in giacimenti nel sottosuolo, potranno essere reimpiegate nel ciclo economico solo in misura molto minore ed a prezzo di un più alto dispendio di energia e consumo dell’ambiente.

Breve bibliografia
1.wikipedia.org/wiki/Entropia
2.wikipedia.org/wiki/Nicholas_Georgescu-Roegen                                                                                                                         
3.Dal Monte P.P. L'allucinazione della modernità. Edito da Editori Riuniti, 2013
4.https://theworldnews.net/ca-news/scientists-warned-not-to-handle-bats-to-prevent-passing-covid-19-to-millions-of-north-america-flying-mammals
5.https://www.nrdc.org/stories/experts-urge-people-all-over-world-stop-killing-bats-out-fears-coronavirus 
6.Natura e Coronavirus: durante la quarantena gli animali si prendono le città (domusweb.it)
https://www.domusweb.it/it/architettura/gallery/2020/03/27/esercizi-di-coesistenza-umani-in-quarantena-la-natura-conquista-le-citt.html
7.Toscano A. https://www.artribune.com/arti-visive/2020/03/venezia-coronavirus/
8. Stokstad E When COVID-19 silenced cities, birdsong recaptured its former glory | Science  | AAAS (sciencemag.org)  Sep. 24, 2020
9. https://www.lescienze.it/news/2017/04/19/news/canto_uccelli_rumore_traffico-3496086/?ref=nl-Le-Scienze_21-04-2017 Il canto degli uccelli e il rumore del traffico
10. Dal Monte P.R.. Una vita in sella. Storie, aneddoti e alcune considerazioni sulla bicicletta. Ed.  Pendragon. Giugno 2020
11. Carson R. Primavera silenziosa. Feltrinelli  ed. 1963-1990
12. No, il coronavirus non sta preservando la fauna africana | AFRICA (africarivista.it)