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“Il ragazzo grasso” ne Il Circolo Pickwick di Charles Dickens ovvero il prototipo di un caso clinico e l’origine del nome della “Sindrome ipoventilazione-obesità”

Ilaria Campanacci Magnani

La sindrome di Pickwick prende il nome da un’opera di Dickens (The Pickwick Papers, 1837), dove il celebre romanziere inglese crea un personaggio non protagonista,  ma non per questo minore, “fat Joe”, indimenticabile per i lettori, che dalla storia della letteratura  è entrato poi  in quella  della medicina come prototipo di un caso clinico.

Devo confessarlo: ho scelto le pagine di questo libro, oltre che per la palese attinenza di un personaggio, ‘fat Joe’, al carattere della rubrica, perché è uno dei miei libri preferiti, uno di quelli che includerei in una mia biblioteca se, per carenza di spazio, fossi costretta a sceglierne venti cui non voler rinunciare.

The Postumous Papers of the Pickwick Club è il primo romanzo di Dickens e fu pubblicato a fascicoli  mensili tra il 1836 e il 1837, prima di uscire in volume nel 1837.

Dickens aveva ventisei anni. Era, come si direbbe oggi, uno studente lavoratore (era impiegato all’epoca in una fabbrica di lucido da scarpe).

Nel romanzo confluiscono due anime. Da una parte il giovane Dickens ha assimilato la cultura dell’Illuminismo settecentesco inglese, alla Shaftesbury  o alla Pope,  con la celebrazione semiseria, nel suo eroe placido, grassottello, di mezza età, il signor Pickwick appunto, delle virtù della tolleranza, della benevolenza, della simpatia per il genere umano praticata senza distinzioni di genere, di stato sociale o di merito.  Dall’altra, l’esperienza che il giovane Dickens ha della strada, quelle di Londra, affollate di un’umanità pittoresca o quelle fangose dei

villaggi,  la frequentazione delle locande, dei luoghi di lavoro, delle persone più diverse per carattere o rango sociale lo portano a una descrizione inarrivabile di luoghi, persone e situazioni, in una parola, della società inglese di primo Ottocento.   Nella migliore tradizione del romanzo inglese di Fielding  (Tom Jones) e di Sterne (Tristram Shandy) o del  tratto satirico di un pittore come Hogarth.

Il tutto però alleggerito da una bonomia e da una fiducia nella bontà naturale dell’uomo che, anche quando si ride (perché si ride spesso e ci si diverte  mentre si legge) non si ride mai amaro e si rimane con l’impressione che, in fondo, la giornata sia di sole e il mondo sia popolato di brave persone.

Anche se, nella seconda parte del romanzo, con la descrizione della ‘Fleet’, la famigerata prigione londinese per debitori, e della amalgama di disperati e infelici che essa contiene,  Dickens sembra anticipare lo spirito dei suoi successivi romanzi di formazione e di denuncia sociale e saldare così l’ottimismo di matrice settecentesca alla visione senza illusioni e alle emergenti istanze umanitarie  della prima età vittoriana.

Che cosa è infine il Circolo Pickwick e cosa significa la scelta dei suoi protagonisti? Con la scelta del tema Dickens sembra ammiccare alla diffusa usanza londinese settecentesca di radunarsi nelle Coffee Houses e di costituire clubs con finalità di dibattito letterario, scientifico o di varia attualità.

Questa è l’intenzione  dei tre amici, Winkle, Tupman e Snodgrass, benestanti senza dubbio, e, altrettanto senza dubbio, nullafacenti,  quando, al seguito del ‘dotto’ e ‘illustre’ loro amico e mentore, Samuel Pickwick, decidono di costituire una Società Corrispondente del Circolo Pickwick, con lo scopo e l’incarico di “mandare, di volta in volta, resoconti autenticati dei loro viaggi e ricerche; delle loro osservazioni sugli usi e costumi, […] e di ogni fatto e documento cui possano dare origine l’ambiente e la società dei vari luoghi al circolo Pickwick, avente sede a Londra.”

Ma lo spunto satirico iniziale è più che altro l’occasione per dipingere un variegato microcosmo di personaggi con i loro tic e piccole o grandi stravaganze, di situazioni  al limite dell’assurdo eppure così reali. Un affresco imperdibile della società inglese di primo Ottocento, un romanzo di straordinario ingegno e fantasia, dove  si ride molto,  ci si immalinconisce  un poco e anche ci si commuove, e l’autore resta dietro le quinte, mentre è la commedia umana che si svolge, scena dopo scena, davanti ai nostri occhi.

Ma veniamo alla figura del ‘ragazzo grasso’ che dalla storia della letteratura passerà a quella della medicina:

                                                                      

***

Gli amici del Circolo Pickwick, nel loro tour  di esperienze scientifiche, naturalistiche e di varia umanità, vanno ad assistere a una grande rivista militare nella città di Rochester. Fra il pubblico si nota in particolare un gruppo.
 

In una carrozza scoperta, dalla quale, a motivo della folla erano stati staccati i cavalli, stavano in piedi un vecchio e grosso signore in soprabito turchino e bottoni di metallo, calzoni di velluto e stivali a tromba, due signorine in piume e sciarpe, un giovanotto innamorato, a quanto pareva, di una delle due signorine in piume e sciarpe, una signora d’incerta età, probabilmente zia delle medesime, e il signor Tupman [per inciso uno dei pickwickiani], così tranquillo e disinvolto come se avesse fatto parte della famiglia dai primi momenti della sua infanzia.

 

E qui fa la sua comparsa la canestra delle cibarie, alla quale è concettualmente e materialmente legata la figura di ‘fat Joe’, il ‘ragazzo grasso’.

Dietro la carrozza era strettamente legata una canestra di vaste dimensioni – una di quelle canestre che per una vaga associazione di idee non mancano mai di destare in una mente contemplativa visioni di polli rifreddi, lingue e bottiglie di vino – e a cassetta sedeva, in uno stato di profonda sonnolenza, un ragazzo grasso e rubicondo, che un acuto osservatore avrebbe subito riconosciuto pel dispensiere ufficiale del contenuto della canestra suddetta quando il tempo opportuno per la distribuzione di quello fosse arrivato.

 

Il ‘signore vecchio e grosso’ che è Wardle, proprietario della carrozza, invita i pickwickiani a salire.

- Venite, signore, montate, vi prego, - disse il signore grosso. – Joe, maledetto ragazzaccio, s’è rimesso a dormire. Joe, abbassa il predellino. - Il ragazzo grasso discese lentamente dalla sua cassetta a due posti, abbassò il predellino, e si fece da lato tenendo aperto lo sportello. […]

- C’è posto per tutti, signori miei - disse il signore dagli stivaloni. -  Due dentro e uno a cassetta. Joe, tirati da parte per uno di questi signori. Andiamo, su! – e il grosso signore stese il braccio e tirò su a forza prima il signor Pickwick e poi il signor Snodgrass. Il signor Winkle montò a cassetta, il ragazzo grasso gli si inerpicò a fianco e immediatamente si riaddormentò.

 

Tra evoluzioni mirabili della truppa e fragorosi spari di cannone le esercitazioni si avviano a conclusione e viene l’ora del pranzo.

 - Joe, Joe! – gridò il vecchio signore, quando la cittadella fu presa e assedianti e assediati sedettero insieme a desinare. – Maledetto ragazzo, s’è addormentato di nuovo. Fatemi la finezza di pizzicarlo, signore; alla gamba, sapete; non c’è altro per destarlo; così, grazie. Apri la canestra, Joe. -  Il ragazzo grasso, che in effetto era stato scosso dalla compressione di una parte della sua gamba fra l’indice e il pollice del signor Winkle, discese di nuovo dalla cassetta, e si mise a sciogliere la canestra con maggiore sveltezza che dalla sua prima indolenza non si potesse aspettare. […] – Adesso Joe, i polli. Maledetto ragazzo, s’è addormentato da capo. Joe, Joe! – (Vari colpi sulla testa con un bastone, e il ragazzo grasso, con qualche difficoltà, si scosse dalla sua letargia). – Via, date qua i commestibili. - C’era qualche cosa nel suono di quest’ultima parola, che valse a destare completamente il ragazzo dormiglione. Balzò in piedi; e i suoi occhi imbambolati, mezzo affondati nelle guance paffute, si accesero di orrida luce fissandosi sul cibo, via via che lo tirava fuori dalla canestra. -  Su, svelto - disse il signor Wardle, vedendo il ragazzaccio che se ne stava in muta contemplazione sopra un cappone dal quale sembrava assolutamente inabile a separarsi. Il ragazzo sospirò profondamente e, dando un’occhiata tenera a quella simpatica grassezza, lo consegnò di mala voglia al suo padrone. […] - Davvero, un ragazzo straordinario - disse il signor Pickwick  - dorme sempre a questo modo? - Se dorme! – esclamò il vecchio signore – Va per una commissione e dorme, serve a tavola e dorme. - Strano davvero! - Altro che strano! Io sono superbo di questo ragazzo; non lo darei per tutto l’oro del mondo. Perbacco, è una curiosità, capite! Joe, via questa roba, e dà qua un’altra bottiglia Joe!-

Il ragazzo grasso si scosse, aprì gli occhi, ingoiò il pezzo di pasticcio che teneva in bocca nel punto che s’era addormentato l’ultima volta, e lentamente eseguì gli ordini del padrone, contemplando con aria cupida e molle i rimasugli del banchetto. […]

 

L’orgoglio del signor Wardle di avere al suo servizio un essere così singolare sarebbe cresciuto a dismisura se avesse potuto prevedere che più di un secolo dopo dal ragazzo Joe e dal suo autore avrebbe preso nome la sindrome obesità-ipoventilazione, la sindrome di Pickwick appunto, quando C. Sidney Burwell et Alii pubblicarono su “Am J Med”,  January 1956, 21: 811-818, Extreme obesity associated with alveolar hypoventilation – A Pickwickian Syndrome, ristampato integralmente in Obesity research volume, 1994.  Ma la prima associazione del nome Pickwick alla sindrome della obesità e della sonnolenza diurna può essere fatta risalire a un commento verbale di Christopher Heath, presidente della Società Clinica di  Londra nel 1889, quando, durante la discussione in aula di un caso clinico, alluse al caso classico di “fat Joe” descritto in The Pickwick Papers (Vedi F. Sgambato et Alii, La sindrome di Pickwick: a chi spetta la primogenitura dell’eponimo?  Editoriale in “Italian Journal of Medicine” (2010) 4, 74-80). Charles Dickens non era medico. Ma la sua descrizione dell’aspetto, dei movimenti e del  comportamente reattivo del ragazzo grasso Joe è così attenta e penetrante quale poteva essere lo sguardo che un buon medico, all’alba degli esami diagnostici, volgeva al paziente e all’ambiente intorno per un primo, sommario ma non trascurabile orientamento nella diagnosi.

 

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Charles Dickens
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Pickwick Club

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Da: Charles Dickens, Il Circolo Pickwick, trad. di F. Verdinois, Milano, Treves, 1930, pp.1304, cap. IV.
Vi sono altre e più recenti traduzioni facilmente reperibili, non ultima quella di M. Rossari, “Tascabili Classici Einaudi”, 2017.

Recenti aggiornamenti medici o Linee guida internazionali sulla ‘Sindrome di Pickwick – Ipoventilazione-obesità’: ‘Evaluation and Management of Obesity Hypoventilation Syndrome. An Official American Thoracic Society Clinical Practice Guideline’ in ‘Am J Respir Crit Care Med.’, 2019 Aug 1; 200(3): e6-e24.